Tuesday, July 18, 2006

Un METRO di spesa!

Anche nella piccola cittadina di Pordenone da circa due anni è arrivata l'"astronave" della Metro. Un mastodontico centro Cash and Carry presente già dagli anni '70 nelle principali città italiane che punta su grandi spazi e una formula organizzativa innovativa. Grandi scaffali, scatoloni di confezioni enormi, migliaia di metri quadrati di spazio. La Metro è un genere di "negozio" il cui accesso è consentito ai soli possessori di partita IVA. Si possono trovare davvero un'infinità di prodotti: vestiario, alimentari, articoli per la casa, elettronica. I prezzi esposti sono al netto dell'IVA che verrà poi applicata quando si passa in cassa e si riceve la fattura. E qui casca l'asino, anzi gli asini come me e mio marito e molti altri turisti inesperti del grande centro Cash and Carry. Riempito il carrello, arrivati alla cassa, ecco la batosta. L'iva viene applicata alla fine e non figura bene (se non in una piccola dicitura) nei cartellini dei prodotti. Dove c'è invece il prezzo "smagrito" dell'iva . Ed ecco che tutta la magia dell'acquisto senza frontiere svanisce. La prima volta è un pò come il gioco televisivo di Lino Toffono che negli anni '80 spopolava, filmando la corsa pazza dei fortunati vincitori di un milione di lire da spendere alla Standa in un minuto. E via a riempire il carrello. Giubbotti, sottovesti, prosciutti, canotti, scarpe, un pò di tutto...Nel reparto abbigliamento si trovano anche capi di marca. Per quanto riguarda il reparto alimentari ci sono sia i prodotti freschi, molto freschi,come pesce, frutta, verdura; che surgelati: per entrare nel reparto si possono indossare degli impermeabiloni gialli tipo film: Niagara. E prodotti in scatola con confezioni molto grandi (per i negozianti: es barattoli da 5 litri di olio), barattoloni da 3 litri di funghi sottolio che fanno gola anche a me. Vasi enormi di maionese. Come in un supermercato americano dove le confezioni giganti sembrano parte di un opera della Pop Art, stile Holdemburrg. Anche i carrelli sono enormi e pesanti da spingere, perchè devono ospitare scatoloni di grossi quantitativi di merce. A parte i pochi esercenti di negozi di alimentari, bar, trattorie che veramente approffittano delle maxi confezioni alimentari, gli altri detentori di partita iva viaggiano alla ricerca dell'occasione o del regalo particolare: confezione natalizia con caviale, maglione di cashemere e bottiglia di champagne...il massimo dello chick, sperando che non si rompa la bottiglia o non si apra il caviale sul maglione. Altri generi che normalmente si comprano al dettaglio vengono venduti in grandi confezioni appunto e bisogna fare doppiamente attenzione perchè spesso sono esposti in modo evidente i prezzi del pezzo singolo e il cliente inesperto, pensando di essere nel paese dei Balocchi, crede di comprare tutta la confezione al prezzo di un solo pezzo. Nel reparto elettronico ci sono prodotti con prezzi abbastanza competitivi ma manca l'assistenza. Non è un elogio al supermercato quello che voglio fare anche perchè amo molto la piccola bottega dove il negoziante mi conosce per nome e mi propone le cose migliori, ma per una piccola cittadina avere un opzione d'acquisto così vasta come questo genere di super-iper mercatone non è niente male. L'apparente felicità è qui ... a un Metro.

Teresa Manicardi

Mamme si diventa

Quello che per molti può sembrare un argomento banale e scontato può diventare un vero e proprio incubo per molte neomamme. Allattare al seno un bambino sembra facile, sembra naturale, sembra cosa di tutti i giorni, appartiene da millenni all'iconografia dei quadri; lo abbiamo visto nei reportage sui paesi poveri del mondo dove si vedono mamme che allattano con niente anche bambini già grandi ...eppure allattare non è sempre così facile. Ci sono una miriade di casi in cui allattare può diventare davvero un' impresa ardua. Non per niente esistono, in ogni città, centri per l'assistenza all'allattamento con personale sanitario specializzato. Quando finalmente viene al mondo la tua creaturina dopo nove mesi di fervente attesa, di corsi pre-parto, di esami incalzanti e analisi continue, il personale sanitario dell'Ospedale si attiva per insegnarti i primi rudimenti di quello che sarà alla base del tuo rapporto madre-figlio fatto di pappa-nanna-cacca e coccole.. non necessariamente in quest'ordine. Purtroppo però sulla questione "pappa" esiste un vero e proprio fanatismo dell'allattamento al seno, sulla base della politica giusta divulgata dal Ministero della Salute tramite libricini-manuale e corsi per gravide sull'importanza dell'allattamento al seno nei primi mesi di vita del pargolo.
Dico purtroppo, perchè come in ogni giusta causa c'è sempre chi estremizza le regole rovinandole e diventando appunto un fanatico, votandosi ad esse e perdendo quello che era il loro sano scopo: favorire la crescita sana del bimbo e la riabilitazione fisica e psichica della puerpera. Personalmente penso che quando queste due cose non si ottengono seguendo la regola allora non c'è motivo di accanirvisi ed è meglio fare uno strappo trovando la soluzione giusta caso per caso.
Ad esempio, si sa che ci sono bambini appena nati che si trascinano istintivamente lungo il ventre della mamma alla ricerca del capezzolo iniziando naturalmente a nutrirsi, e quelli nati col cesareo?
Non si trascineranno mica lungo i corridoi?
Ci sono invece moltissimi bambini che non si attaccano al seno della mamma sin dalla nascita pur avendo a disposizione una grossa quantità di latte (ringraziando il cielo esistono i tiralatte elettrici e manuali, evviva la tecnologia); ci sono poi bimbi che si attaccano benissimo come da manuale ma la mamma non produce abbastanza latte per soddisfare il loro appetito. Allora che fare? In Ospedale pediatri, puericultrici, infermiere con fare da Santa Inquisizione ti guardano e: "non vorrà mica dargli il latte in polvere vero??? Ma lo sa che il Ministero dice...?????"
Beh, che venga il Ministero a calmare il neonato urlante che pretende il latte ogni 2-3 ore.
Nel mio caso i dottori avevano deciso di far attendere il primo pasto di mio figlio giusto quei due tre giorni finchè non mi fosse arrivato il latte. Ma lui non era affatto daccordo. Così quando ho chiesto al personale che intanto gli fosse dato del latte in polvere si sono allarmati e mi hanno detto che prima avrei dovuto sostenere un colloquio col pediatra dell'ospedale, per spiegargli il perchè di questa mia grave scelta.
Non vedevo l'ora di incontrarlo.
Appena giunto al mio capezzale, mi sono girata di scatto e gli ho messo in braccio il mio bimbo urlante con una fame nera. Il dottore ha capito e voltandosi verso le infermiere ha dato il suo ok. Quello che voglio dire a tutte le neomamme è di seguire il proprio istinto, certo anche i consigli di bravi medici e di altre mamme, ma non considerare troppo i luoghi comuni, ogni bambino è unico e irripetibile, con le sue esigenze e il suo carattere. Ogni mamma fà del suo meglio, non è meno brava se ha partorito con un cesareo o se non ha latte. E' unica e irripetibie anche lei per il suo bimbo. Il suo amore è grande, nasce dal cuore ed esce dagli occhi, dalle mani, dalle labbra, dalla voce, dalle lacrime di gioia e di Gratitudine per ogni giorno passato col proprio cucciolo.

Teresa Manicardi

Tuesday, July 04, 2006

VEGETAL-BURGER

Immaginate di entrare in un Mac Donald, arrivare alla cassa e chiedere un hamburger senza hamburger. Cioè senza la carne. Solo pane, pomodoro e una foglia di insalata. Questa buffa richiesta accompagnava sempre le mie serate milanesi nei primi anni del 2000 in compagnia della mia amica Anna, vegetariana-carnivora. Chi sono i vegetariani carnivori? Sono anime in pena, splendide persone si intende...non fraintendiamo. Dotate dei migliori propositi e dei più nobili sentimenti nei confroti degli animali. Ma fondamentalmente sofferenti. Vorrebbero essere fedeli alla loro scelta, quella di essere vegetariani, ma di fronte ad una bella grigliata di carne o ad un'amica che addenta un succulento ham burger...si sentono venir meno. Per la pietà direte voi...no..no, per la fame proprio. Ci sono persone che non sono portate per certi tipi di scelte, è troppo per loro. E così era per la mia cara amica Anna. Dopo mesi di seitan (un polpettone vegetale insipido che sostituisce la carne) e dopo avermi vista addentare vari tipi di carne in varie occasioni, quel giorno dopo aver ordinato l'ham burger senza ham burger, corse di nuovo alla cassa...si guardò furtivamente intorno e con voce fioca chiese: "potrebbe infilarci un'hamburger vero nel mio panino?" Non era una proposta oscena intendiamoci, era la supplica di una vera carnivora che aveva solo fatto scelte sbagliate. Cosa significa vera carnivora? Beh secondo la dieta del gruppo sanguigno di Peter J.D'Adamo che mia sorella qualche anno fa brandiva e citava come fosse la Bibbia, il gruppo sanguigno più antico, quello già presente nella preistoria sarebbe stato il gruppo zero. I primi uomini, i primi carnivori erano proprio di gruppo zero; ovviamente di conseguenza chi possiede questo gruppo oggi, sente un bisogno atavico di mangiare carne...e Anna come me è di gruppo zero. A parte le teorie credo che siano un pò il bisogno di ferro e un pò le nostre abitudini culturali a farci sentire questa esigenza. Per me e per la mia amica Anna era semplicemente motivo di gran risate, per sdrammatizzare la serietà dell'argomento e la nostra divergenza di opinioni. Dopo aver trasgredito, mi supplicava di non raccontarlo a nessuno e di non dirlo soprattutto a suo cognato Flavio con cui lavoravo, che era un vegetariano convinto. La cosa buffa è che lei non sapeva che anche Flavio, spesso in giro per lavoro, trovandosi a cene ufficiali e pensando fosse sconveniente dichiararsi vegetariano, faceva delle abbuffate di carne da far impallidire Obelix. Così ognuno di loro col suo scheletro nell'armadio anzi col suo osso di braciola in tasca, continuava a fare la spesa nei supermercati bio frequentatissimi dalla Milano "consapevole" quella che fa gli acquisti giusti, sceglie i prodotti equo solidali e appunto non mangia carne. Tutte cose assolutamente encomiabili, da imitare ma sempre con grande rispetto di noi stessi e dei nostri limiti o esigenze. Oggi che gli anni sono passati, Anna è sempre la mia cara amica, non è più vegetariana, forse a causa della mia frequentazione, ma la sua parte di consapevolezza la fa tutti i giorni lavorando in uno dei più grossi progetti di ecosostenibilità ambientale dell'Unesco a Parigi.

Teresa Manicardi