Giugno all'Ufficio 6
In questi giorni, in cui la morsa di caldo attanaglia l'Italia, ho la fortuna di stare un pò al mare con mio figlio, essendo ancora in maternità; è la prima volta che metto piede in una spiaggia a giugno ed è un 'esperienza del tutto nuova..
Chissà perchè, quando facciamo qualcosa, abbiamo spesso la presunzione di credere di essere gli unici ad averci pensato. Così, munita di passeggino superaccessoriato, creme, cremine, occhiali da sole per me e per lui, cappellini vari ci siamo diretti al nostro "ufficio 6"...eh già, qui in Friuli il "bagno" (come si chiama in tutta Italia) dove ci sono la spiaggia, gli ombrelloni, le cabine e tutti i servizi connessi si chiama "ufficio", perchè per il friulano il lavoro è una gioia... come una vacanza; o la vacanza è come un lavoro, insomma si può interpretare in vari modi questo uso "straniato" alla Marcel Duchamp della parola "ufficio".. Comunque, giunta col mio pargoletto all"'ufficio 6" ho scoperto di essere stata clonata più e più volte. Centinaia di neomamme come me, con passeggini molto più avveniristici del mio, supercromati con tre ruote, due ruote, una ruota.. e bambino bianco latte in braccio, popolavano la spiaggia di Lignano Pineta. Le più fortunate camminavano con una piccola corte di nonne, amiche e mariti al seguito..Subito ho percepito che l'atmosfera era ben diversa da quella dell'estate ferragostana. Innanzitutto mi sono molto tranquillizzata riguardo alle mie condizioni estetiche: in fondo non sono male, mi son detta, rispetto ad altre mamme più in carne di me..ho solo la pancia ancora un pò gonfia ma.. posso dire di essere stata all'October Fest. Comunque in generale una grande rilassatezza. Altro che agosto con fisici palestratissimi, tanga filiformi, abbronzature color mattone, sguardi di sfida a chi resiste di più sotto al solleone alla ricerca dell'ustione perfetta. Qui all"'ufficio 6" a giugno queste cose sono solo un ricordo. E' tutto un minuetto di sorrisi fra neomamme, sguardi di solidarietà e tenerezza, saluti rispettosi fra chi ha appena scoperto una nuova gioia e una nuova femminilità. Con fare sornione ci si incrocia chiedendo l'età, il peso e il nome del bimbo, si fa qualche commento carino e si prosegue col sorriso ebete di chi ha raggiunto il nirvana.Veramente io e il mio Francesco suscitiamo una certa sorpresa in tutta questa armonia, le altre mamme fanno un piccolo sobbalzo sentendo che ha solo 4 mesi essendo già grande come un bimbo di un anno. La mia bassa statura poi ne esalta ancora di più le dimensioni. I suoi occhi azzurrissimi e il sorriso generoso gli fanno trovare molti amici, ma l'amicizia più dolce l'ha fatta con Carlo, un bambino down di undici mesi con cui si scambia abbracci e pizzicottini. Sua mamma è una ragazza giovane e sportiva, con gli occhi neri e profondi.
Quando rimasi incinta decisi di non fare esami prenatali per non trovarmi di fronte alla scelta sulla vita o la morte di un altro essere umano. Così parlando con la mamma di Carlo ho voluto chiederle come ha vissuto questa esperienza e se avesse fatto indagini prenatale. Guardandomi con gli occhi commossi e grati per questa domanda, stringendo Carlo forte a se, mi ha detto queste parole che non dimenticherò mai, che insegnano più di un intero libro di etica: "sai...fortunatamente non ho fatto esami prenatale, non sapevo del suo stato fino alla sua nascita, altrimenti avrei abortito e avrei fatto l'errore più grande della mia vita."
Teresa Manicardi
Teresa Manicardi